Storia

Ultima modifica 20 febbraio 2024

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A occidente di Bormio, insinuandosi tra i calcari che culminano nella cima Reit ed il gruppo della cima Piazzi, la Valdidentro si allunga fino ai confini con la Svizzera e con il comune di Livigno. Appena superato il borgo principale dell’Alta Valle si incontra sulla destra, sopra la piana verdeggiante dove si adagia solitaria la vetusta chiesa di S. Gallo con il suo svettante campanile, la strada che porta al passo dello Stelvio, sul cui originario tracciato si edificarono gli stabilimenti termali denominati Bagni Nuovi, poco sotto ai più antichi Bagni Vecchi. In essi si praticarono e si praticano saluberrime cure con le acque termali che sgorgano dalle rocce, acque forse già celebrate da Plinio nella Naturalis historia, certamente da Aurelio Cassiodoro nel VI secolo che ne consigliò l’uso terapeutico per la podagra.

Anticamente, prima della costruzione dello stradone dello Stelvio, che avvenne a partire dal 1820, sul territorio di Valdidentro transitavano i mercanti bormini sulle strade “regali” di Umbrail e Fraele con i loro carichi di vino, acquistato in Valtellina, o di sale minerale acquistato alle miniere di Hall, nei pressi di Innsbruck. Ancora troneggiano sull’antico percorso di Fraele le due torri, un tempo inserite in un sistema di fortificazioni più complesso edificato intorno al 1390, che serviva a sbarrare l’entrata nel Bormiese a torme di razziatori nordici.

A caratterizzare la Valdidentro sono gli estesissimi pascoli che costituirono nei secoli passati una enorme risorsa economica per le migliaia di capi bovini e ovini che vi venivano condotti nei mesi estivi, sia allevati in loco che provenienti dalla pianura lombarda. Accanto all’allevamento, un’altra importante risorsa fu quella legata allo sfruttamento delle miniere di ferro ubicate oltre i 2500 metri di altitudine soprattutto sulle montagne che coronano la val Fraele. L’attività siderurgica è testimoniata sin dal XIII secolo ed è durata fino al 1875, quando furono abbandonati gli opifici di Premadio. La val Fraele è ora invasa da due enormi dighe che alimentano le centrali idroelettriche a valle. Lo sfruttamento dell’energia idraulica risale al 1895 con la costruzione di una prima, piccola centrale che dava corrente ai Bagni, nel 1920 si costruì, poco sotto la chiesa di S. Gallo una centrale che serviva all’illuminazione di Bormio, quindi Rasin pochi anni dopo, per arrivare alle centrali di Premadio ultimate negli anni ’50 del secolo scorso e recentemente aggiornate nella tecnologia. 

Dopo il congresso di Vienna, quando il Contado di Bormio fu definitivamente assegnato alla Lombardia, la Valdidentro fu divisa in due distinti comuni, il primo riuniva le due contrade di Isolaccia e di Semogo, il secondo quelle di Premadio e di Pedenosso. Il conte Guicciardi ne propose però l’accorpamento in un unico ente che riunisse tutte le vicinanze di quella che, nell’antico regime, era denominata “vallata a Cruce Toii intus”.            

Un triste capitolo nella storia di Valdidentro fu quello della stregoneria: un paese, quello di Semogo, fu decimato nel 1630-32 a causa di inquietanti credenze, secondo le quali ogni evento naturale dannoso alle persone, alle cose o agli animali veniva attribuito a nefande conventicole di adoratori del demonio che vagavano a cavallo di bastoni per riunirsi in sacrileghe orge dove bimbi innocenti venivano immolati in onore di Satana.

 

A cura del Centro Studi Storici Alta Valtellina

 


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